DIVAGAZIONE

Ci siamo domandati cosa avremmo voluto trovare all’uscita dall’isolamento e quali delle nostre vecchie prassi avremmo voluto abbandonare, ma anche quali nuove prassi ci saremmo impegnati a mantenere.
Gli elenchi sono lunghi e ricchi, ma, alla fine, quello che ritorna è questo:
ci pare di volere togliere, così da avere spazio e tempo.

Per restare sdraiati in un prato al sole, ascoltare e dire parole gustose, assaporare poco cibo amichevole e incontrare amici saporiti, imparare idee e pensieri critici e nomadi, affermare e situare modalità generose e radicali.

A presto, fuori!

UNA PARTENZA
Abbiamo trascorso due mesi chiusi in casa (per chi una casa l'ha avuta a disposizione). Si sono susseguiti i giorni, alcuni pesanti altri più costruttivi. Ci siamo assunti il peso di fermarci per proteggere gli altri, per evitare che le cure messe a disposizione da un sistema sanitario stanco e martoriato rimanessero in qualche modo accessibili a chi ne aveva bisogno. Il senso di tutto questo era contenere una situazione e non ‘stare a casa per non ammalarsi’,  in assoluto. 


Ora dobbiamo imparare a convivere e confrontarci con un virus che, grazie alle carenze della politica e all'infodemia alla quale siamo stati sottoposti, ha generato sentimenti di paura verso l'altro, incertezza, dubbio, frustrazione e anche rabbia. 

L'invito è al ragionamento e al confronto, per ricavarci nuovi spazi di libertà e nuove possibilità di lotta.
INVITO
La clausura imposta dalla pandemia ha creato una sorta di bolla spazio temporale, che ha permesso di fermarci.

Il cambiamento dei ritmi ci ha portato a fare alcune riflessioni e ad evidenziare degli aspetti delle nostre esistenze che risultavano mancanti o, al contrario, sovrabbondanti.
L'idea che si è fatta più spazio riguarda il desiderio di ripartire ciascuno da se stesso, ma anche da noi assieme: dalle nostre necessità primarie e dal bisogno di creare e vivere la comunità. 

Questa idea che attraversa i nostri cervelli e corpi ha una forma sfumata e aperta in molte direzioni: ci piace e ci convince perché racchiude moltissime visioni e possibilità. 

La proposta è che queste visioni soggettive si integrino e ci portino a costruire qualcosa di concreto, che ci aggradi, che ci faccia sentire al sicuro, che sia stimolo e spinta da sé, verso di sé e all'esterno, con l'altro.

Proponiamo un punto di partenza: confrontarsi per far nascere uno spazio dove accogliere idee e persone e condividere prassi. 
Nello specifico vorremmo cominciare a ragionare sul tempo/lavoro e sull'uso e riuso degli oggetti, ma anche su abilità e competenze da condividere non per assistere o sostenere, bensì come compenetrazione dei saperi.

Partiamo da qui e ribaltiamo tutto per costruire un'idea insieme.